Intervista esclusiva a Luciano Pandolfini, Presidente AIG – Associazione Italiana Golfisti

Abbiamo fatto due chiacchiere con il Presidente dell’AIG, Luciano Pandolfini, una figura di spicco nel mondo del golf, sulla situazione del golf in Italia, come è cambiato da ieri ad oggi e cosa secondo lui dovrebbe essere ancora fatto. Gli abbiamo chiesto la sua visione per il futuro del golf, le iniziative che sta portando avanti e il suo impatto sullo sport a livello nazionale e internazionale.

Buongiorno presidente, la prima domanda che le voglio fare è quali sono i principali cambiamenti che ha notato nel mondo del golf negli ultimi anni e quali opportunità e sfide rappresentano per il futuro di questo sport?

La mia vita imprenditoriale e di impegno sociale nel mondo del golf parte nel 1987 (anno in cui lasciai l’ALITALIA, dove svolgevo l’ attività di Istruttore Piloti) con l’apertura della prima Agenzia italiana di Golf Marketing, che si è velocemente affermata sul mercato e con le sue attività ha rappresentato da subito uno dei principali riferimenti nel mondo del golf italiano, per le imprese ed i media. Era un momento particolarmente effervescente per l’economia italiana e anche nel golf si notava un fermento e un nuovo interesse da parte di investitori, di aziende interessate al target dei golfisti e dei principali mezzi di comunicazione. Il gruppo di Berlusconi lanciò in seconda serata la prima trasmissione televisiva sul golf (IL GRANDE GOLF DI CANALE 5) condotta dall’amico MARIO CAMICIA; CLASS EDITORI su mia proposta e in partnership con la mia società lanciò e pubblicò per tre anni il supplemento periodico di 64 pagine, CLASS GOLF, che veniva distribuito in tutti i circoli di golf e cellofanato alla rivista madre CLASS, che a quel tempo distribuiva circa 100 mila copie a numero; nascevano nuove riviste di golf regionali e nazionali fra le quali GOLF e TURISMO, voluta da Giorgio Mistretta; aumentava gradualmente il numero di gare e circuiti sponsorizzati da grandi aziende e multinazionali che vedevano nel golf un importante veicolo di comunicazione; partivano i progetti di nuovi prestigiosi impianti in molte regioni italiane e facevano la comparsa sul mercato prodotti e servizi per i golfisti ed i circoli ( FORMULA GREEN, prodotto assicurativo finalizzato all’acquisto delle quote azionarie dei circoli; GOLF CARD AMERICAN EXPRESS, carta di credito dedicata al settore; entrambe mie iniziative sulle quali sono state fatte due tesi di laurea). Era di fatto cominciata una nuova era del golf!

In quegli anni il golf veniva sempre presentato come una “WAY OF LIFE” e i circa 100 campi italiani, nella maggioranza dei quali per accedere spesso era necessario mettersi in lista d’attesa, si proponevano prevalentemente a liberi professionisti e imprenditori che per potersi iscrivere ad un circolo dovevano prima acquistare una quota di proprietà della struttura, messa in vendita dalla società immobiliare proprietaria dell’impianto (si consideri che a Roma il costo di una quota azionaria del Golf OLGIATA e del Golf ACQUASANTA arrivarono a costare fino ad 80 milioni di lire ed era difficile trovarle. Era il momento d’oro del nostro sport, un momento che pochi anni dopo accusò un primo colpo di arresto dovuto agli scandali di Tangentopoli, superato lentamente ma la cui ripresa fu ancora successivamente compromessa dalle varie crisi economiche che hanno interessato il nostro Paese, fino all’ultima dovuta alla pandemia.

Oggi se analizziamo il settore golf ci troviamo di fronte ad un mondo nettamente cambiato: per accedere alla quasi totalità dei circoli (esclusi i più elitari) non è più necessario dover acquistare una quota di proprietà, che nel caso ha un valore di poche migliaia di euro; sono spariti quasi tutti i grandi sponsor e quei pochi rimasti hanno ridotto al minimo i loro investimenti; alcuni golf club hanno chiuso i battenti; l’attenzione da parte dei media è quasi inesistente e anche di riviste cartacee di settore (Free Press ) che prima abbondavano nei circoli italiani, se ne contano giusto un paio. Ma l’aspetto più grave e preoccupante è che anche i praticanti non sono cresciuti, situazione che ha messo e mette tutt’ora a dura prova quasi tutti i circoli di golf. Solo per dare un’idea più tangibile del problema faccio notare che ad inizio anni ’90 esistevano in Italia circa un centinaio di circoli (di più tipologie) e all’incirca 50.000 tesserati alla FIG, ed oggi a 40 anni di distanza esistono circa 240 circoli (con minimo 9 buche) e circa 170 circoli aggregati che tutti insieme raccolgono poco più di 90.000 tesserati FIG (dei quali numerosi sono over 70 e frequentano il circolo per gli amici e la partita a Burraco o a Bridge). In pratica le strutture per il golf (Circoli con più di 9 buche + Campi Promozionali + Campi Aggregati) dal 1987 ad oggi si sono quasi quadruplicate, mentre il numero dei giocatori non si è neanche raddoppiato. E’ evidente il conseguente stato di crisi generale!!

Le conseguenze di questa situazione? Difficoltà economiche e quindi ricerca di nuove redditività (Turismo; Foot Golf; apertura all’esterno dei servizi; etc). E’ ovvio che ci sono evidenti responsabilità che in questo momento di apparente euforia per la prossima Ryder Cup, ritengo non sia il caso di analizzare, ma sarà comunque un passo necessario da fare subito dopo perchè se non si interviene su politiche e strategie di sviluppo il nostro golf è destinato ad un ulteriore ridimensionamento, con le ovvie conseguenze. Volendo quindi rispondere alla sua domanda circa opportunità e sfide per il futuro del nostro golf, si dovrà lavorare ovviamente per una promozione “efficace ed inclusiva” che miri ad un incremento sostanziale dei praticanti che oggi più che mai hanno la possibilità di scegliere la forma e l’investimento da affrontare per il loro approccio al golf. Per il futuro dei circoli è essenziale che ogni struttura identifichi con chiarezza e in modo critico le proprie potenzialità per decidere le priorità di indirizzo dei propri investimenti perchè sicuramente tutti hanno, chi più chi meno, potenzialità per crescere ed affermarsi nel” mercato del tempo libero ” mentre pochi le hanno per raggiungere un posizionamento ottimale ed essere di riferimento nel “mercato del turismo” di cui è importantissimo conoscerne potenzialità, mercati e dinamiche, per affermarsi con successo! Da queste considerazioni sono chiare le sfide per il futuro del nostro golf.

Come sta la situazione del golf in Italia rispetto ad altri paesi europei e quali potrebbero essere le iniziative da intraprendere per promuovere il golf e aumentare la partecipazione a livello nazionale?

E’ un argomento lungo da trattare in un’intervista ma posso dire che lo ritengo allo stesso tempo anche un argomento delicato. Ogni Paese ha le sue caratteristiche e in alcuni per tradizione il golf è lo sport più praticato. Non è quindi il caso di fare confronti con questi paesi (Irlanda; Inghilterra; Scozia), mentre è il caso di soffermarmi sui numeri e la situazione di altre nazioni europee: Francia: 440.000 Golfisti: Spagna 290.000 Golfisti e a seguire rilevante presenza in Germania; Norvegia; Svezia; Svizzera; Austria etc!!! La domanda che vorrei si ponessero golfisti, circoli di golf, operatori del settore e ovviamente la nostra Federazione è: questi paesi hanno la bacchetta magica e molto più da offrire rispetto all’Italia o qualcosa si è sbagliato o andato storto in Italia? Come mai negli ultimi 20/30 anni in quei paesi il golf è cresciuto e si è affermato sia dal punto di vista sportivo che turistico, mentre in Italia la situazione è praticamente “da analisi” come evidenzio nella precedente risposta? Su quali siano le iniziative da intraprendere per la promozione e l’incremento del numero dei praticanti, ovviamente andranno definite in funzione dei budget allocati a tale scopo e saranno orientate a più target (giovani, mezza età, pensionati, donne, etc) per ognuno dei quali devono assolutamente essere messe a fuoco nuove efficaci strategie, in linea con l’era in cui viviamo. Gli investimenti e le relative attività verranno necessariamente distinte fra quelle a carico di FIG e Istituzioni (Governo Nazionale, Regioni e Comuni) e quelle a carico dei circoli, ma tutte dovranno riferirsi allo stesso piano di marketing e convergere sugli obiettivi da raggiungere. In pratica, volendo semplificare il concetto, si dovrà prevedere e tentare un sodalizio fra Pubblico (FIG e ISTITUZIONI) e Privato (CIRCOLI).

Cosa pensa e cosa può portare la Ryder Cup a Roma? Potrebbe rappresentare lo slancio definitivo di questo sport in Italia?

La Ryder Cup a Roma è stata annunciata nel 2015 e in quel momento sono stati ipotizzati per la data dell’evento traguardi fantastici uno dei quali era l’incremento di 300 mila golfisti! A quattro mesi dalla Ryder siamo praticamente nella stessa situazione del 2015. Il risultato attuale ovviamente non è soddisfacente ma la forza della comunicazione abbinata all’importanza dell’evento deve farci sperare in un post Ryder positivo, che nessuno può con certezza prevedere, ma per il quale è necessario lavorare!

Cosa pensa dei nostri giocatori italiani? Chi potrebbe essere il giocatore del futuro?

Abbiamo assistito nei recenti anni passati a stelle nascenti (Es. Matteo Manassero) da cui ci aspettavamo continuità e grandi risultati che non si sono però ancora concretizzati. Abbiamo seguito Francesco Molinari in un periodo brillante e vittorioso, ma ora in difficoltà nel mantenere livello di gioco e concentrazione. Oggi sono numerosi i giovani che si fanno notare e conseguono ottimi risultati ma la mia attenzione in questo momento va a Migliozzi, Paratore e Celli. Devo comunque dire che il mio interesse per il mondo del golf è al momento prevalentemente dedicato al suo sviluppo, all’incremento dei praticanti e alle politiche di supporto di ogni tipologia di struttura golfistica (Circoli Affiliati, Circoli Aggregati, Campi Promozionali e Campi Pratica) e allo sviluppo del turismo golfistico italiano all’estero. Girerei quindi volentieri questa domanda a qualcuno dei nostri coach.

Rispetto a 10 anni fa cosa è cambiato? In un suo recente articolo ha dichiarato nulla, cosa potrebbero fare i circoli per avvicinare ancor di più le persone al golf?

Ho volutamente pubblicato sui social un mio articolo del 2013, che i quel momento evidenziava una situazione di criticità nel circoli di golf che si riferiva in particolare all’incremento e la ricerca di nuovi soci, evidenziando la necessità per i circoli di avviare attività idonee a conquistare nuovi adepti, evitando di contendersi i golfisti esistenti “giocando” sui costi delle quota associative annuali! L’ho fatto per evidenziare un problema non risolto perchè quella situazione non è assolutamente cambiata e si è ripresentata puntualmente ogni fine anno. Nelle risposte precedenti ho fatto riferimento a quello che era il quadro generale del golf in Italia negli anni 90 e quello odierno: praticamente quasi coincidenti. Come fare per invertire questa disastrosa tendenza? Penso che sia un argomento che meriti un’ampio dibattito se non un convegno/conferenza cui invitare i principali attori del “sistema golf” incluse le istituzioni, perchè se ne possa discutere “costruttivamente” nel corso del quale si traccino le linee generali di un innovativo programma di attività da avviare dopo la Ryder Cup e che non potrà non essere di riferimento per le prossime elezioni federali, che sono ormai alle porte, visto che nel 2024 partirà il nuovo quadriennio olimpico con conseguente rinnovo di tutte le cariche.

Oggi è cambiato anche il modo di comunicare e promuovere lo sport in generale, lei ha 40 anni di esperienza ed attività nel settore, maturate a fianco di importanti partner nazionali e internazionali, come può aiutare professionisti e non solo in questo ambiente?

Come evidenziato nella sua domanda, dal 1987 sono impegnato imprenditorialmente nel mondo del golf e in 40 anni di attività ho avuto la soddisfazione di avviare iniziative, prodotti e servizi che hanno rappresentato importanti novità per il mondo del golf. La comunicazione è radicalmente cambiata rispetto a prima che vedeva nei prodotti editoriali cartacei e televisivi i principali mezzi utilizzati. In quell’ambito mi onoro di essere stato un precursore nell’abbinare una rivista di golf ad una testata nazionale quale CLASS, che come precedentemente detto ha veicolato per circa 3 anni il mio supplemento CLASS GOLF cellofanandolo alla rivista madre e contribuendo concretamente alla divulgazione e conoscenza di questo sport. Dopo CLASS ho proseguito con una ulteriore partnership di circa 2 anni con il Gruppo Mondadori nella realizzazione dei DOSSIER GOLF all’interno della rivista ECONOMY e ancora dopo per altri due anni circa con la rivista IL MONDO del Gruppo Corriere della Sera, sempre per la realizzazione di alcuni DOSSIER GOLF. Tutte iniziative di grande valenza che hanno sicuramente contribuito a far conoscere di più il golf. Si trattava di mezzi di comunicazione efficaci, che richiedevano presenze pubblicitarie importanti a copertura dei costi. Oggi con i social media è tutto diverso sia perchè è possibile raggiungere ogni tipo di target e target group differenti e profilati, sia perchè il costo si è notevolmente ridotto rispetto a quello della carta stampata. Per quanto a cosa è possibile fare per aiutare professionisti e il settore golf in generale per la sua crescita, va specificato che gli operatori sono numerosi e fra questi vanno individuate professionalità e agenzie di “golf marketing” che realmente conoscono l’intero comparto golfistico, con il cui supporto elaborare un piano strategico di marketing nazionale e, con le necessarie declinazioni, per territori e target di riferimento. Come, cosa e con chi fare tutto ciò? Si sta lavorando su attività e su idee chiare e concrete che sono disponibile ad illustrarle e nel caso svilupparle con altri professionisti del settore che condividono il mio pensiero e sono interessati e disponibili a “giocare una nuova partita” per il futuro del golf italiano.

Cristiano Peconi

Direttore di Golf-Magazine, appassionato di golf da pochi anni, ma è come se lo fossi da sempre. Giocare a golf è una lezione di vita!