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Il golf è nato non come sport competitivo ad alto rendimento ma come gioco. Questo determina che ancora oggi esistano approcci diversi al mondo del golf. C’è chi gioca perché vuole rilassarsi, passare un pomeriggio da solo o tra amici, condividendo le pause tra chiacchere e birra, camminando placidamente o utilizzando il cart del campo per spostarsi senza dover nemmeno camminare. C’è poi chi invece vive il golf come uno sport competitivo e fa corsi, mantiene una buona forma fisica e si preoccupa per le sue performance che devono essere sempre migliori e messe a confronto in mezzo al campo. Poi c’è chi vuole vivere dal golf e vive lo sport come professionista, investendo in formazione, attrezzatura, viaggi, partecipazioni a tornei, assistenza medica specialistica e trainers. Sia quale sia la tipologia di giocatore, dobbiamo far conto che il golf è uno sport che richiede una sollecitazione muscolare e articolare che può danneggiare, anche in modo grave, se non viene praticato in modo corretto e con la preparazione adeguata.
Indifferentemente dal tipo di giocatore che si è, ogni volta che si impugna il club vengono messi in moto una serie di eventi. Nella pratica del golf la parola d’ordine è rotazione e, al centro di ogni performance, troviamo la rotazione di una serie di articolazioni. Il golf è uno sport anaerobico, il che vuol dire che si basa su un’improvvisa esplosione di energia in forma di tiro, il più lontano e veloce possibile e indirizzato verso la buca. I migliori giocatori del Tour sono quelli con la rotazione più esplosiva. La mobilità è fondamentale e i centri critici di rotazione sono il bacino, le vertebre lombari e cervicali e le spalle. La rotazione interna del bacino, la rotazione del torace, la rotazione esterna delle spalle e la rotazione del collo, sono tutte fondamentali per prevenire lesioni. Per esempio, una mancata rotazione esterna delle spalle può portare a lesioni nei pollici che vengono sollecitati eccessivamente con la continua ripetizione di movimenti sbagliati durante le esercitazioni nel campo di pratica. È per questo fondamentale, per prevenire lesioni, che il golfista sia competente in tutti i suoi quattro centri rotazionali.
Scienza dello sport e golf
La scienza dello sport applicata al golf è relativamente recente. Circa vent’anni fa, l’arrivo di Tiger Woods fece capire come la performance sia influenzata dalle prestazioni fisiche. Il capire che quanto più lontano un golfista sia in grado di colpire la palla, quanti più milioni di euro guadagnerà, ha stimolato la scienza a focalizzarsi sulla metodologia dell’allenamento, la biomeccanica e la fisiologia della performance nel golf per inseguire la performance perfetta. Con la generalizzazione di questo approccio, il nuovo obiettivo dei professionisti non è solo la potenza e la velocità ma soprattutto mantenere nel tempo la loro performance ed essere resilienti nel loro approccio allo sport. L’industria del golf muove milioni di euro e garantire una lunga carriera a un professionista che fa guadagnare è al centro sia del loro interesse sia della scienza applicata al golf professionistico. I nuovi golfisti che entrano nel mondo dei professionisti si avvalgono da professionisti delle scienze sportive a cui chiedono dei dati e informazioni sui guadagni dei professionisti da loro seguiti per valutare se vale la pena avere i loro servizi oppure no.
Biomeccanica, fisiologia e metodologia di allenamento
La scienza nel golf si focalizza sulla metodologia dell’allenamento, la biomeccanica e la fisiologia coinvolta nel gesto sportivo. I tre aspetti interagiscono in modo sinergico per raggiungere l’ottimizzazione delle capacità coordinative durante la performance e sono necessari per l’elaborazione di metodologie adatte a migliorarla e a renderla non usurante per il sistema articolare, in speciale per le zone lombare e cervicale della colonna vertebrale.
La metodologia dell’allenamento, in modo particolare, si occupa di analizzare le componenti della performance per definire un modello dove sia possibile la correlazione tra l’allenamento e la prestazione.
La biomeccanica nel golf, attraverso l’analisi cinematica e dinamica delle performance, dello studio dei fattori biomeccanici limitanti le prestazioni degli atleti e dei mezzi da gara utilizzati, viene sempre di più implementata in laboratorio.
La tecnologia permette di seguire i movimenti mediante videocamere che tracciano i movimenti del corpo e spediscono i dati che, dopo essere analizzati, supporteranno le attività degli atleti e dei loro allenatori. Nel golf, la tecnologia viene ampliamente utilizzata nei simulatori sia per valutare la performance di nuovi attrezzi, sia per ottimizzare i movimenti del golfista, registrando le distanze, angolazioni e velocità dei tiri. La rilevazione avviene attraverso sistemi optoelettronici, video-analisi, GPS, radar, fotocellule, sensori inerziali e software dedicati. Le valutazioni permettono di avere una visione in tre dimensioni e di rilevare parametri quali spazio, tempo, frequenze, velocità e accelerazioni. Questo tipo di ricerca permette non soltanto valutare il golfista ma monitorare nuovi tipi di clubs sotto diverse condizioni ambientali e del campo, dando un feedback immediato e accurato a tecnici e atleti.
La fisiologia dello sport studia i parametri fisiologici che predispongono la performance, misurando le risposte fisiologiche del corpo dell’atleta e le sue qualità organico-funzionali durante l’esercizio fisico, in gara ed allenamento. I dati ottenuti permettono di implementare programmi di allenamento personalizzati, focalizzati sul miglioramento delle particolari necessità di ogni atleta.
L’allenamento mentale
Un altro aspetto fondamentale per la preparazione del golfista è l’allenamento della sua mente e delle sue percezioni, sia per trovare modalità giuste rilevando informazioni come la topografia del terreno, il vento, l’erba, la distanza, il tipo di club più conveniente, sia per tenere sotto controllo le proprie emozioni. La psicologia è entrata a far parte fondamentale della preparazione del golfista contemporaneamente al miglioramento tecnico della performance. Ragione ed emozioni devono lavorare insieme per riuscire a esprimere al meglio una prestazione sul campo. Le emozioni nascono dai pensieri e si deve partire dal fatto che per avere il controllo su di esse si deve lavorare sui pensieri alla base. La forma mentis del giocatore, la sua focalizzazione e la sua capacità di autocontrollo determinano, sia il percorso di allenamento, sia il modo in cui affronta ogni colpo durante la gara. Gran parte della performance viene giocata prima nella mente e poi materializzata sia attraverso il movimento sia attraverso la forza, il controllo e la determinazione nel momento di colpire la palla. Dopo la prestazione, dalla capacità di auto motivarsi, di auto valutarsi e di perseverare dipenderà il modo in cui si affronteranno successi e sconfitte. Sarà la mente del golfista a decidere fin dove si sarà disposti ad essere determinati e costanti negli allenamenti e a come vivere l’esperienza di gara.
Rory McIlroy: la sua debolezza per la pizza e l’incidente che ha cambiato la sua carriera
Detto questo, notiamo che nelle gare di professionisti, le pance da birra sono sempre di meno e guardando in campo vediamo giocatori che lavorano sulla loro struttura fisica e mentale per ottimizzare le loro performance e migliorarla ogni giorno. Giocatori come Rory McIlroy che hanno subito gravissimi infortuni sono l’esempio di cos’è essere un professionista del golf. McIlroy nel 2009, l’anno della sua prima apparizione nei Masters notò un improvviso dolore alla schiena. Allora ventenne e con una passione per la pizza che le donava una forma fisica non perfetta, si ritrovò a dover farsi visitare alla fine della competizione per studiare la causa del suo dolore. Gli fu riscontrata una frattura di stress nella fascetta articolare tra le vertebre lombari L4 e L5, proprio quelle sollecitate per la rotazione dello swing, lo stesso infortunio già riportato da Tiger Woods a chi McIlroy ammirava profondamente. Aveva dolore a girarsi e a inchinarsi e il suo medico gli ha detto che, se non avesse iniziato a prendersi cura di sé stesso, avrebbe potuto giocare al massimo dieci anni invece di trenta, rischiando sempre una grave lesione. All’epoca, l’unico esercizio fisico che faceva era camminare per 18 buche e si alimentava come un tipico adolescente con cibi fritti, burger, pizza e bibite gassate. L’infortunio lo fece rendersi conto di dover rivalutare quello che stava facendo. Se avesse voluto continuare a giocare e a migliorare, avrebbe dovuto fare dei grandi cambiamenti.
Erano i suoi primi due anni da professionista e doveva trovare un equilibrio per poter raggiungere il suo obiettivo che era diventare il miglior giocatore del mondo. Doveva iniziare a fare delle cose che lo aiutassero nel percorso verso la sua meta, come introdurre nuove abitudini e cambiare quelle vecchie che l’allontanavano dal suo sogno. Stabilendo obbiettivi ragionevoli e buone abitudini, avrebbe potuto creare una migliore struttura fisica e conservarla nel tempo. In questo senso, iniziare un’adeguata preparazione fisica e alimentarsi in modo bilanciato erano aspetti fondamentali per migliorare la sua performance e darsi più anni di attività nella sua carriera golfistica. Così, ha deciso di prendersi un mese di pausa, cominciare a lavorare con un fisioterapista e migliorare le sue abitudini alimentari.
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Poi, tornato in gara al PGA Tour di Quail Hollow con rinnovata forma fisica, ha vinto il primo delle sue 23 vittorie di PGA Tour. Anche se quest’anno nel Masters 2023 è stato il suo decimo anno di non riuscirci nel tentativo di completare il Grande Slam e di indossare la giacca verde, resta comunque l’epitome di un moderno atleta professionista di élite. Quando gareggia, McIlroy manifesta che l’equilibrio nella vita, l’organizzazione del proprio tempo, l’arrivare sempre in anticipo per non dover correre ma vivere con calma, sono aspetti fondamentali per lui. Ha come abitudine arrivare con tre ore d’anticipo ad ogni gara per focalizzarsi mentalmente e riscaldarsi fisicamente, per poi affrontare le cinque o sei ore di gara sul campo da golf. Successivamente, prima di finire la giornata, lavora con il suo fisioterapista e fa bagni di sale prima di dormire per almeno 7 ore. Solo così sente il suo corpo pronto per affrontare il giorno successivo. Nella sua mentalità non esistono giornate perfette ma ogni giornata a modo suo gli dà delle vittorie.
La mattina successiva di nuovo comincia restituendo al suo corpo le energie necessarie mangiando in modo bilanciato. Per un professionista, riuscire che il corpo si riprenda seguendo il calendario delle gare non è facile. Il lavoro fisico e mentale deve essere costantemente adattato alle nuove necessità, al tempo che passa e alle gare d’affrontare. Se un’atleta fa sempre le stesse cose o resta fermo, verrà superato e questo McIlroy ce lo insegna ogni giorno, migliorando sempre il suo gioco e sé stesso.
La trasformazione nella pratica professionistica del golf ha dato spazio a tantissime attività professionali, tra le quali troviamo personal trainer, preparatori fisici, nutrizionisti, psicologi sportivi, specialisti di moda sportiva, sviluppatori di attrezzature personalizzate, ecc. Le nuove tecnologie applicate ai simulatori e alla realtà virtuale creano nuove modalità di gioco e di giocatori. Si arriverà a creare tornei in realtà virtuale con professionisti in questa categoria, così come accade già con altri sport? Intanto, i campi continuano ad accogliere chi cerca nel golf un contatto con la natura e con il verde, un po’ d’aria fresca e di contatto umano, un’evasione da casa o dal lavoro. Insegnare i movimenti corretti a chi si avvicina alla pratica amatoriale del golf sarà un compito importante per i circoli e per i campi di pratica. Questo porta a che bisognerà investire di più nei circoli e nei campi per migliorare i servizi, facilitare l’accesso ai campi e promuovere attività di interazione sociale e corsi per tutte le età. È importantissimo che i campi riescano a mantenere il loro ruolo come punti focali per la pratica del golf e che creino community.
La performance nel golf non è solo velocità e potenza. La performance è anche metterci alla prova, respirare profondamente in mezzo al campo, dare il meglio di noi stessi ad ogni colpo e vivere un momento di libertà.
Per chi volesse leggere l’intervista completa concessa da Rory McIlroy su quest’argomento e dalla quale ho fatto una sintesi in questo articolo, lascio il link originale.