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Ci hanno provato in tanti, ma nessuno è riuscito a fermarlo. Il numero uno al mondo, al suo 4° successo negli ultimi 5 tornei giocati (gli altri primi posti sono arrivati all’Arnold Palmer Invitational, al The Players Championship e al The Master), sta ufficialmente stravolgendo le logiche di questo sport e collezionando un record dietro l’altro.
Non sono bastati neanche il weather delay e la sospensione del round finale per oscurità (con conseguente rinvio a questa mattina per concludere il torneo) ad impensierire il 27enne e a fargli perdere il ritmo e la concentrazione. Scheffler si è imposto nell’RBC Heritage sul percorso dell’Harbour Town Golf Links con uno score di 69-65-63-68 (265 colpi, -19) e un distacco di 3 colpi sul connazionale Sahith Theegala, fermo a -16 sul totale.
“Sono maturato tanto, anche mentalmente il mio gioco non è mai stato così buono. Ho sempre fatto del mio meglio, anche questa settimana” ha detto Scheffler a margine del torneo in un’intervista.
“Anche se sono arrivato secondo, mi sentivo come se non fossi mai stato veramente in grado di vincere. Scottie era davvero molto più avanti (di me, n.d.r.)”, ha detto Theegala. A ruota, Wyndham Clark, autore di un ultimo round da capogiro dove ha recuperato 15 posizioni grazie ad un giro in 65 (-6) e Patrick Cantlay (sempre sul podio nelle ultime 3 edizioni dell’RBC Heritage) a 269 colpi (-15).
Protagonista ancora una volta il “moving day”. Durante la giornata di sabato, infatti, il talento del New Jersey ha siglato un facile -8 senza bogey. L’idea di gioco è la medesima vista all’Augusta National la scorsa settimana: una costanza disarmante da tee a green e una semplicità altrettanto strabiliante nella lettura dei putt.
Gli inseguitori hanno fatto e disfatto tutto da soli.
Soprattutto Wyndham Clark, arrivato ad un solo colpo da Scheffler sul tee della 12 ma ben presto ricaduto nei più profondi gironi infernali. Un “eccesso di tracotanza” per il vincitore dell’AT&T Pebble Beach Pro-Am. Al par 4 della 12 ha azzardato un secondo colpo attraverso gli alberi ed è stato punito con il tocco di un ramo e palla fuori limite. Ottima prestazione, dopo la settimana da dimenticare al Masters, per Justin Thomas. Il 30enne del Kentucky, due volte campione del PGA Championship (nel 2022 e nel 2017), non era riuscito a trovare il ritmo e la consistenza necessari per passare il taglio sul percorso dell’Augusta National e aveva chiuso le 36 buche iniziali rispettivamente in 72 colpi 3 birdie e 3 bogey e 79 colpi con 3 doppi bogey, 2 bogey e 2 birdie.
All’Harbour Town, tuttavia, Thomas è stato particolarmente costante durante tutta la settimana (69-68-68-65), fattore che gli è valso una 5° posizione a -14 a pari merito con J.T. Poston (1° dopo il primo round con un giro in -8), Patrick Rodgers e l’austriaco Sepp Straka. Lo svedese Åberg, chiamato a terminare la 18 questa mattina presto, ha siglato un doppio bogey che lo ha retrocesso in 10° posizione insieme a Chris Kirk. T28 per Matt Fitzpatrick. Il britannico, vincitore qui a Hilton Head Island nel 2023 con uno score di 267 colpi (-17 sul totale), nonostante l’ottimo secondo giro chiuso in 5 sotto il par non è riuscito ad incidere negli altri giorni di gara. Dei 69 partecipanti, solamente 6 hanno giocato sopra par: Gary Woodland, Shane Lowry e Emiliano Grillo hanno chiuso +1; B. Hun An +2; Kevin Kisner +5; Nick Dunlap +6.
Serrata, per il secondo ed il terzo posto, la classifica della FedEx Cup.
Clark, grazie al risultato odierno si è portato a 1.660 punti di distacco dall’irraggiungibile Scheffler ricoprendo in solitaria la seconda piazza. Subito dietro, Xander Schauffele e Ludvig Åberg inseguono con una manciata di punti in meno. Lo statunitense e lo svedese hanno già messo nel mirino il prossimo grande torneo per provare ad insidiare sia Clark (defending champion) che Scheffler: il Wells Fargo Championship, in scena dal 9 al 12 maggio al Quail Hollow Club (20 milioni di dollari di montepremi e 700 punti FedEx in palio per il primo classificato).
Nessuno, a parte Bernhard Langer nel 1985, era mai riuscito nell’impresa messa a segno da Scheffler con la vittoria all’RBC Heritage: salire sul podio al Masters e riconfermarsi immediatamente la settimana dopo.
Il PGA Tour non è mai stato così emozionante da vedere. Che il golf abbia da sempre bisogno di un simbolo ormai è assodato. Da Tiger Woods a Rory McIlroy, da Nick Faldo a Sam Snead e Jack Nicklaus. È uno sport fatto di simbologie e punti di riferimento. Chissà che Scheffler non sia la prossima bandiera internazionale del golf mondiale?