La fiducia in se stessi è il fattore più importante in questo gioco e, indipendentemente dal proprio talento, c’e’ un solo modo per conquistarla: allenarsi! Questa è la frase a cui farei riferimento per chiunque mi domandasse riguardo a cosa bisogna fare per performare al massimo nel golf. Ovviamente non appartiene a me, ma a Jack Nicklaus,il più grande di sempre insieme a Tiger Woods. Direte, tutto troppo semplice? Forse…
Credo questa sia una ricetta applicabile non solo al gioco del golf, ma anche alla vita di ognuno di noi nel quotidiano. Il motivo per cui ho iniziato con questo preambolo è per fare un’analisi riguardo a come si pongono in particolare le nuove generazioni di fronte all’applicazione e al modo necessario per raggiungere un target. Ho accumulato numerose esperienze di gioco nella prima parte della mia carriera e didattiche nella seconda e vi posso confermare che per arrivare al massimo della confidenza, non esistono scorciatoie, ma solo tanto lavoro e disponibilità al sacrificio, uniti ad una grande passione e quindi grande piacere per ciò che si sta facendo. Non voglio apparire come quello che guarda costantemente ad un passato migliore del presente, però ho l’impressione che oggi si stiano perdendo di vista tutti quei valori che contribuiscono a costruire dei buoni giocatori e non mi riferisco solamente all’impegno, ma anche al come. L’idea che mi sto facendo negli ultimi anni è che in particolare per i più giovani, tutto sia scontato e programmato. Vi starete domandando cosa intendo dire. Troppe sacche perfette, troppi tentativi di colpi perfetti, troppe competizioni di un certo livello! Pochi allenamenti solo per il piacere di farli, pochi tentativi di colpi quasi impossibili, troppo uso del telemetro, poche sfide di gruppo sia in campo che in puttingreen/pitchingreen e perché no, poche gare di circolo
E’ proprio necessario fare un fitting a 13 anni? Direi proprio di no, soprattutto se si vogliono migliorare feeling e sensazioni. In particolare da ragazzi credo sia importantissimo sviluppare qualsiasi tipo di errore, per imparare sia a correggerlo che a rifarlo, perchè solo sbagliando si impara! Vieterei l’uso del telemetro fino a 16 anni, favorendo solo l’uso delle mappette, migliorando il controllo visivo della distanza nella fase di preparazione del colpo. Non se ne può più di osservare ragazzini che usano il telemetro da 25 mt!
Durante i tornei giovanili, ma anche a livelli più alti, vedo sempre più puttingreen pieni di linee ed attrezzi per la tecnica del putting e sempre meno sfide di gruppo che invece preparano a giocare sotto pressione. Diciamo che un buon equilibrio fra le due cose sarebbe l’ideale! Spesso mi viene da ridere nel vedere un buon giocatore che prima di iniziare un giro in gara, fa 15 esercizi sul puttingreen e poi in competizione sul green della prima buca,resta corto 3 mt puttando da 8 mt. Tutto questo per dire che un ritorno alla semplicità’, ovviamente senza trascurare il vantaggio che la tecnologia può dare al giorno d’oggi, renderebbe tutto molto più divertente. Questo è tutto quello che auguro ai nostri ragazzi! Mi piacerebbe vedere lunghi allenamenti senza rendersi conto del tempo che passa, ma solo il piacere di essere lì. Ricordo sempre con un pò di emozione quando a 13 anni in estate, con mio fratello Stefano, riuscivamo a giocare anche 36 buche al giorno solo per il gusto di tirare ogni tanto qualche colpo decente e fare sfide in cui sembrava ci fosse in palio la Claret Jug!