Guido Migliozzi è uno dei protagonisti indiscussi del golf italiano. Con la sua determinazione, il talento e la voglia di migliorarsi costantemente, ha saputo conquistare vittorie prestigiose e guadagnarsi un posto tra i migliori. Dalle sue prime affermazioni sul Tour alla partecipazione ad un Major, passando per le emozioni vissute alle Olimpiadi e la sfida continua di rimanere competitivo, Migliozzi ci racconta il suo percorso, fatto di grandi trionfi ma anche di momenti difficili che lo hanno reso più forte.
In questa intervista esclusiva, scopriremo la sua visione del golf che va oltre il semplice gesto tecnico: per lui è un viaggio, un’esperienza di crescita, una sfida mentale e fisica che lo ha formato come atleta e come uomo. Dal sogno di vincere un Major alla passione per la cucina, fino ai rituali per gestire la pressione nei momenti decisivi, Guido ci apre le porte del suo mondo con la sincerità e la grinta che lo contraddistinguono. Un viaggio alla scoperta di un talento italiano che guarda sempre avanti, con il sogno di scrivere pagine ancora più importanti nella storia del golf.
Allora Guido, guardando la tua carriera fino a oggi, quale pensi sia stata la svolta che ti ha portato sotto i riflettori del golf internazionale?
Non saprei dire con certezza quale episodio mi abbia lanciato più di altri, ma sicuramente tutto è iniziato con la mia prima vittoria in Kenya nel 2019, durante il mio primo anno di Tour. Qualche mese dopo è arrivato il secondo successo e, sebbene abbia ottenuto altre ottime prestazioni, le prime imprese sono quelle che ti proiettano davvero sulla scena internazionale. Oltre a queste, ci sono stati altri momenti indimenticabili, come l’exploit all’Open di Francia, reso ancora più speciale da un ultimo giro incredibile e con il penultimo colpo in particolare, premiato come quello dell’anno. Un altro momento chiave è stata la mia prima partecipazione allo US Open, il mio primo Major disputato, un’esperienza che ha segnato profondamente il mio percorso. Direi che sono tanti gli episodi significativi nella mia carriera fino ad oggi, ma tutto è iniziato da lì: dalla prima vittoria in Kenya.
Come valuti la tua stagione finora? Sei soddisfatto dei risultati ottenuti o senti che c’è ancora del lavoro da fare?
C’è sempre del lavoro da fare fortunatamente, devo dire che, finora, la mia stagione è stata piuttosto altalenante, forse con più bassi che alti. È iniziata con una buona settimana all’Emirates, dove sono riuscito a ottenere un ottavo posto. Era da un po’ che non giocavo bene in una Rolex Series e, quindi, sono molto contento di esserci riuscito a Dubai, un luogo con un’atmosfera sempre incredibile. Giocare con i migliori al mondo è sempre uno stimolo enorme, mi emoziona e spinge a dare il massimo. Quella settimana sono stato soddisfatto della mia prestazione: ovviamente si vuole sempre di più, ma facendo un bilancio è importante apprezzare i risultati raggiunti. Dopo Dubai, però, sono arrivati alcuni problemi, da un po’ di tempo sto cercando di ritrovare le mie migliori sensazioni in campo, di divertirmi e di sentirmi a mio agio con il mio swing. Ero positivo dopo il buon inizio di stagione, ma poi sono arrivate settimane difficili: ho mancato quattro tagli di fila, alcuni per un solo colpo. Certo, sarebbe stato meglio superarli, ma anche se ci fossi riuscito, il livello di gioco non avrebbe potuto considerarsi ottimale. C’è ancora molto lavoro da fare e, sebbene vorrei evitare certi momenti, li considero parte del percorso. Il golf è uno sport pieno di imprevisti, e la vera sfida è sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Queste difficoltà servono a crescere, anche se a volte fungono come una botta in testa. L’importante è rialzarsi, rimanere concentrati e continuare a lavorare sodo. Non sono state settimane ottimali, ma ogni esperienza lascia qualcosa di positivo da portare con sé.
Quanto è importante l’aspetto mentale nel golf? Hai un rituale o una tecnica particolare per gestire la pressione nei momenti decisivi?
L’aspetto mentale nel golf è molto importante, soprattutto nei momenti più decisivi, prendere decisioni in questo sport può fare davvero la differenza e se non hai una mentalità positiva e sicurezza in te stesso, rischi di compromettere il risultato. Nei momenti difficili, è fondamentale rimanere ottimisti e fiduciosi. A volte, è necessario semplicemente chiudere gli occhi e tirare la palla senza troppe esitazioni. Pensare troppo o mettere in discussione una decisione può spesso portare all’errore. Personalmente, non ho particolari rituali o scaramanzie, ma cerco sempre di essere sereno, concentrandomi sulle mie capacità e credendo in me stesso. Nei momenti decisivi, che si tratti di un colpo importante o di una scelta strategica, mi aiuta molto fare riferimento a un colpo simile che ho eseguito in passato e che mi ha dato buone sensazioni. Richiamare alla mente un’esperienza positiva mi permette di eliminare eventuali insicurezze e di restare focalizzato sull’obiettivo. Avere il colpo ben chiaro in testa aiuta a essere più performanti e a ridurre al minimo i pensieri superflui, migliorando così l’efficacia dell’esecuzione.
Se dovessi scegliere un torneo che più ti ha emozionato nella tua carriera, quale sarebbe e perché?
Quando penso alla mia prima volta al Masters di Augusta, mi tornano in mente tanti ricordi. Ho sempre sognato di partecipare a questo torneo fin da quando ho iniziato a giocare a golf. Ricordo le prime volte in cui mi allenavo, immaginando di essere lì, visualizzando un colpo e provando a tirarlo verso una determinata buca dell’Augusta National. Nel 2022 quel sogno è diventato realtà. Essere lì per la prima volta è stato incredibilmente emozionante: calpestare l’erba, piazzare la palla sul tee della buca 1… momenti che non dimenticherò mai. Il lunedì mattina ho avuto l’opportunità di effettuare la prova campo con Francesco Molinari e José María Olazábal nelle prime nove buche, per poi proseguire nelle seconde sempre al fianco di Chicco. È stato un momento di grande emozione per me. Poi, durante i primi due giorni di gara, ho avuto la fortuna di giocare con Fred Couples, un campione straordinario dentro e fuori dal campo. Ricordo con grande piacere il suo gesto: ancora prima di incontrarci sul tee, è venuto lui di persona a presentarsi a me e alla mia famiglia sul campo pratica. È stato un gesto speciale, un esempio di classe e gentilezza che porterò sempre con me. Augusta mi ha regalato emozioni indescrivibili, anche se in quell’edizione non sono riuscito a passare il taglio. Ora il mio obiettivo è lavorare sodo per tornarci il prima possibile e vivere di nuovo quella magia.
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