Per oltre 20 anni ha giocato per la squadra nazionale femminile, vincendo 13 titoli italiani più un campionato Internazionale di Spagna. Ha trasformato la sua passione in lavoro producendo, realizzando e conducendo programmi tv legati al golf e pubblicando tre libri di e uno dei canali social più seguiti, The Bogey Blonde!
Cosa ti ha spinto a creare The Bogey Blonde e come descriveresti l’approccio unico del tuo canale nel raccontare il mondo del golf?
Mi sono sentita spinta da un’insoddisfazione professionale. Lavoravo sulla carta stampata, ma non ero soddisfatta delle opportunità che mi si presentavano. Qualche volta mi veniva detto che non mi mandavano a seguire eventi come i tornei di golf, solo perché ero una donna. Questo mi infastidiva moltissimo; era come se la mia professionalità venisse sminuita in favore di colleghi uomini, senza tenere conto della mia preparazione.
In più, osservavo come la carta stampata, insieme alla televisione, continuava a essere la principale forma di comunicazione in Italia, mentre in altri Paesi, come gli Stati Uniti, i social media stavano già rivoluzionando il modo di raccontare storie. Mi sono quindi detta: “Perché non aprire una mia pagina e provare a raccontare il mondo del golf in tutte le sue sfaccettature?” Volevo una piattaforma per condividere non solo informazioni tecniche e serie, ma anche aspetti curiosi e informali, quelli che spesso catturano l’attenzione del pubblico.
Il golf in Italia ha un seguito più limitato rispetto ad altri sport, come il calcio, e questo frena molto il suo sviluppo. Gli italiani si appassionano di golf solo in occasioni speciali, quando ci sono grandi nomi italiani in campo o in caso di eventi di alto profilo. Tuttavia, vedo ancora una certa difficoltà nel seguire i dettagli tecnici dei tornei. Al contrario, i contenuti che coinvolgono gossip, piccoli retroscena o eventi particolari del weekend hanno molto più seguito.
Spesso le storie che condivido provengono direttamente da esperienze reali, da amici e conoscenti che mi raccontano le loro avventure nel mondo del golf. Questo mi ha permesso di costruire una narrativa autentica e, a volte, anche divertente. Anche se mi infastidisce un po’ l’aspetto “provinciale” di questa visione, continuo a credere che il mio ruolo possa essere quello di ampliare il modo in cui il golf viene percepito in Italia.
Da fondatrice di un canale social dedicato al golf, quali pensi siano le sfide principali nel rendere questo sport più accessibile e interessante per un pubblico più giovane e diversificato?
Credo che sia fondamentale cambiare la percezione che la gente ha del golf, soprattutto tra chi non pratica questo sport. In Italia, nonostante i numerosi tornei ospitati negli ultimi anni, tra tutti la Ryder Cup, non c’è stato un vero cambiamento di prospettiva in questo senso. Purtroppo, penso che ci troviamo in un momento economico complicato, che probabilmente peggiorerà, e questa mia visione un po’ pessimistica rende difficile immaginare un aumento nel numero di nuovi giocatori.
In termini di sviluppo, credo che ci sia spazio per attrarre nuovi golfisti, specialmente tra gli Over 50, ma è una sfida complessa, raggiungere 100 mila praticanti credo sia il massimo che si possa fare. Il golf non è uno sport facile da far avvicinare, richiede tempo, pazienza e dedizione. Inoltre, chi ha il tempo e la pazienza per praticarlo spesso non è tra i più giovani. Da questo punto di vista, se si vuole puntare a una campagna di promozione per nuovi giocatori, bisogna affrontare con realismo cosa sia effettivamente il golf per il pubblico italiano. Io partirei dicendo che è uno sport per tutte le età, che porta benefici alla salute e che può essere praticato per tutta la vita, sia da giovani che da anziani. Giocare a golf offre una sensazione di libertà e benessere, anche in brevi sessioni di due ore, cosa che pochi altri sport riescono a dare. Le sfide principali per rendere il golf più accessibile e interessante a un pubblico giovane e diversificato sono molte e complesse. È un processo che richiede tempo, strategia e un approccio diverso, ma credo che il golf abbia molto da offrire e che, con il giusto impegno, si possano raggiungere risultati significativi.
In che modo pensi che la tua presenza e il tuo approccio sui social possano contribuire a promuovere e valorizzare la figura femminile nel golf? Hai notato un crescente interesse delle donne verso questo sport?
Sinceramente non credo…ho la fortuna di avere followers donne e uomini forse nella stessa percentuale, e tra le donne ho delle follower fantastiche, appassionate di golf e sportive, che si divertono a seguire le mie avventure. In un certo senso, mi sento come se fossero complici del mio percorso. È una dinamica che mi rende molto felice, anche se non so dire con certezza se il mio account sui social possa davvero contribuire ad avvicinare altre donne al golf.
In realtà, il mio obiettivo non è mai stato specificamente quello di attirare più donne verso questo sport. Il mio scopo era piuttosto quello di raccontare il golf in tutte le sue sfaccettature, condividendo le mie esperienze personali e le curiosità che incontro lungo il cammino. Eppure, vedere l’entusiasmo delle mie follower mi fa pensare che, anche se indirettamente, potrei essere d’aiuto nel rendere il golf più accessibile e interessante per le donne.
Come vedi l’evoluzione di The Bogey Blonde nei prossimi anni? Ci sono nuovi progetti o iniziative che vorresti realizzare per coinvolgere sempre più appassionati di golf?
Non credo che sia compito mio trovare nuovi iscritti per il golf in Italia; questo dovrebbe essere il ruolo della Federazione o dei circoli stessi. Purtroppo, ho notato che molti circoli sembrano ancora piuttosto “addormentati” in questo senso. Negli ultimi anni si sono spesso limitati a dare la colpa alla federazione per la mancanza di innovazione e di attrattiva, senza prendere iniziative concrete per migliorare la situazione.
Ricordo bene che, durante l’assemblea nazionale a Milano nell’anno in cui abbiamo ottenuto la Ryder Cup, il presidente Franco Chimenti disse:“Vi ho procurato tutti gli ingredienti per rendere grande il golf italiano, ora tocca a voi preparare il menù”. Ma questo “menù” non è mai stato realmente preparato. I circoli hanno continuato ad aspettare una spinta esterna, invece di prendere in mano il loro futuro.
Se dovessi definire uno scopo più ampio rispetto al mio semplice lavoro e al mio personale interesse, sarebbe proprio quello di mostrare alle nuove generazioni tutte le opportunità che il golf può offrire. Io stessa ho giocato a livello nazionale per vent’anni, e mi piacerebbe far capire alle giovani golfiste che oggi si affacciano alla carriera che il golf può dare molto più che una semplice carriera sportiva. Ci sono diverse possibilità professionali legate a questo mondo: dalla giornalista sportiva alla commentatrice televisiva, dall’insegnante di golf alla blogger, fino alla segretaria di circolo, alla direttrice di torneo e alla giudice. Il mio desiderio è che il mio lavoro possa aiutare a far luce su almeno alcune di queste opportunità, mostrando quanto il golf sia in grado di aprire porte anche al di fuori del campo di gioco.