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Quando il silenzio diventa forza: J.J. Spaun e il capolavoro mentale agli U.S. Open

La vittoria di J.J. Spaun agli U.S.Open 2025: col maltempo, vince chi dimostra di avere un gran lavoro non solo fisico ma innanzitutto mentale 

Claudia Janneth Baquero di Claudia Janneth Baquero
17 Giugno 2025
in News
Tempo di lettura: 3 min

Foto di Jopwell: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-pallina-da-golf-1325749/

J.J. Spaun, 34 anni, americano, si è imposto nell’ultimo round degli U.S. Open 2025 sul prato di Oakmont. La vittoria con 279 colpi, gli ha concesso un premio in denaro di 4,3 milioni di dollari, seguito dallo scozzese Robert MacIntyre, 281 colpi e 2,322 milioni di dollari e dal norvegese Viktor Hovland, 282 colpi e 1,462 milioni di dollari. Il tempo è stato determinante per decidere il risultato nell’ultima giornata dove Spaun è riuscito a imporsi con altissima concentrazione e tecnica superando i suoi rivali in un impressionante round. Il favorito, Sam Burns, 28 anni, dopo la delusione per la vittoria sfiorata la scorsa settimana al Canadian Open, dove ha dovuto accontentarsi del secondo posto contro un implacabile Ryan Fox, ha dovuto di nuovo cedere sul prato di Oakmont nell’ultima giornata davanti all’avanzata di J.J. Spaun nel back 9. Dopo aver mostrato il suo buon momento di gioco che gli ha permesso di mettere a segno un impressionante 65 nel secondo round e, nonostante la sconfitta nell’ultimo round, Burns ha messo in mostra un dettaglio fondamentale per un golfista professionista: la preparazione deve essere sia fisica sia mentale.

Nonostante abbia dimostrato un’abilità eccezionale nel leggere in modo brillante il difficile campo di Oakmont, Burns è crollato davanti alla tensione e alle condizioni meteo avverse. La sua mente ha perso concentrazione e il suo gioco è finito. Il golf è uno sport dove la buca viene conquistata prima con la mente e poi con la prestazione. La componente mentale è quella che fa la differenza tra un buon giocatore e un campione. Come davanti a ogni sfida, ogni colpo richiede quattro livelli di consapevolezza: intenzione, intuizione, informazione e interazione. Le valutazioni conscia e inconscia sono fondamentali per la prestazione. Mente e corpo sono strettamente collegati e questo lo sanno bene grandi golfisti come Rory McIlroy e Scottie Scheffler che basano il loro gioco non soltanto nella loro abilità fisica ma si avvalono di mental coaching. Un mental coach nel golf aiuta il giocatore a lavorare sulle sue insicurezze e a trovare le proprie strategie per sviluppare la concentrazione necessaria per eseguire il colpo che desidera con precisione, nonostante quello che accade intorno a sè e, contemporaneamente, tenendo conto di tutto quel che c’è intorno. É un lavoro personale che comprende tecniche di focalizzazione, gestione delle emozioni, costruzione della fiducia, tecniche di rilassamento, pianificazione del gioco e gestione dell’errore. Il golf è uno sport in cui gli errori sono inevitabili e dove vince chi sbaglia di meno.

Leggi anche:  US Open 2025: Sam Burns in testa, outsider al comando tra rough spietati e sorprese

Saper gestire in modo costruttivo gli sbagli e affrontare l’errore come un’opportunità di apprendimento, permette di gestire l’autocritica e focalizzarsi sul presente e non sul passato. È questo l’atteggiamento positivo che permette al giocatore di recuperare velocemente la concentrazione dopo un errore. Lottare contro la frustrazione di un colpo che non va come previsto può essere un’opportunità di crescita per perfezionare sia la tecnica sia la mente. Infatti, i quattro livelli di consapevolezza su cui si lavora nella tecniche di mental coach riferiscono: intenzione (dichiarare un’intenzione specifica scatena una catena di eventi che conduce dalla situazione attuale fino all’obiettivo desiderato, sia quello il tipo di gioco, il livello di concentrazione, il numero di colpi, ecc), intuizione (visualizzare, cogliere i segnali, connettarsi con l’ambiente), informazione (previsione, sviluppare modelli interni per anticipare eventi e creare reazioni automatiche efficienti ed efficaci), e interazione (dove tutto ciò che abbiamo sviluppato dentro viene esternato: la prestazione). Ma il lavoro mentale non finisce qui. La parte più importante sarà poi quella conosciuta come il ciclo di Deming o PDCA (Plan-Do-Check-Act), dove dopo aver eseguito il  piano, i risultati vengono autovalutati. Il feedback risultante dalle azioni sarà cruciale per impostare e affinare la prestazione successiva e permetterà di continuare a migliorare. Con questa prestazione, oltre a vincere il suo primo major, J.J. Spaun ha dimostrato di possedere un livello eccezionale di autocontrollo e di lavoro mentale che gli ha permesso di imbucare putt cruciali e di sconfiggere le avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato l’ultima giornata.

 

 

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