Non so a voi, ma a me mancano molto Bubba Watson e tutti quei giocatori atipici in grado di “inventare” colpi da golf. Per fortuna la nuova palla, che i professionisti saranno obbligati ad usare dal 1° Gennaio 2028, ci permetterà di tornare a vivere la parte più divertente nonché affascinante del golf.
Attualmente, affinché una pallina da golf sia conforme alle regole USGA/R&A, deve volare non oltre i 290 metri quando colpita a una velocità di swing di 120 miglia all’ora. I nuovi parametri proposti richiedono lo stesso limite di 290 metri di volo, ma con una velocità di swing di 127 miglia all’ora. Se 1 miglio di velocità di swing significa circa 2 metri in più o in meno di distanza di volo, vuol dire che il drive dei professionisti si accorcerà di circa 15-20 metri e che ciò cambierà il gioco e la strategia in modo significativo.
I par 5 torneranno in molti casi ad essere raggiunti in 3 colpi, i bunker del fairway torneranno in gioco e per fortuna saranno sempre più rari i tee shot tirati su linee improbabili che non rispettano il disegno della buca.
Al momento non è dato sapersi se questa “volontaria involuzione “ o “roll back” come definita da USGA/ R&A, si riuscirà ad ottenere con una palla meno compressa, quindi più sgonfia, o con dei dimple più numerosi o più profondi. Ma qualsiasi sia la soluzione, è certo che la palla uscirà dal bastone con uno spin maggiore e oltre che più corti si andrà anche più storti.
In parole povere, si faranno di sicuro errori più gravi, ma per i colpi di recupero si avranno a disposizione traiettorie che la tecnologia degli ultimi 15-20 anni aveva fatto praticamente sparire dal repertorio dei giocatori.
Tutto ciò non significa che rivedremo le magie di Severiano Ballesteros, ma di sicuro l’abilità di avere più voli di palla in sacca tornerà ad essere importante e mi auguro più determinante a livello di risultati, degli attuali drive giocati” a tutto gas”, che non si possono definire fuori controllo, ma che di sicuro sono tirati senza particolare attenzione alla precisione.
D’altronde le statistiche dicono chiaramente che, per quanto riguarda i colpi al green, conviene tirare un wedge dal rough piuttosto che un ferro 5 dal fairway e quindi perché non mettere il tee alto e dargli a più non posso?
Oltre a queste ormai ufficiali decisioni di USGA/R&A, per riportare il golf professionistico al suo massimo splendore serve anche lo sforzo di PgaTour e LIV che devono quanto prima trovare un accordo.
Cosa sarebbe successo al tennis se Federer, Nadal e Djokovic avessero giocato tornei e circuiti diversi?
Cosa succederà al golf se campioni del calibro di Scheffler McIlroy, Dustin Johnson, Rahm e Koepka non avranno praticamente più occasione di sfidarsi?
A mio modo di vedere sarà molto probabile che non solo i tornei dei tour maggiori, ma anche i Major, perdano una buona parte della loro importanza.
Vincere un Major o uno dei tornei storici del PgaTour ha sempre significato essere stato in quella settimana il più forte giocatore al mondo, vedi Francesco Molinari al The Open 2018.
Ora, con l’avvento del LIV, devo ammettere con un po’ di dispiacere che non sono più convinto sia così.
Per fortuna, mentre scrivo queste riflessioni, al Pga Championship di Valhalla, secondo Major della stagione 2024, sono in campo 97 dei primi 100 giocatori del world ranking.
Inutile sottolineare che da addetto ai lavori ma soprattutto da tifoso la cosa mi riempie di felicità.