Nel mondo del golf ha ricoperto i ruoli più importanti a livello manageriale, è oggi considerato uno tra i professionisti di golf italiani più conosciuti a livello internazionale. Ha tenuto oltre 70 seminari e conferenze sulla tecnica del golf in 18 Paesi nel mondo, Board member della Ryder Cup- 2004/ 2012, Deputy Chairman della PGA’s of Europe 1992/2011, Palma d’oro del CONI, ora Direttore del Verdura Restort, lui è Donato di Ponziano, che abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva per Golf-Magazine
Buongiorno Donato e grazie per la tua disponibilità. Iniziamo subito da un tema caldo, quali sono le sue aspettative sull’Open d’Italia che ci stiamo apprestando a vivere?
“L’Open d’Italia è sicuramente la vetrina più importante del golf italiano. È lo scrigno all’interno del quale vi sono conservate le tante medaglie che il nostro golf ha guadagnato nel tempo. Tanta storia e tantissima tradizione che deve continuare a crescere al di là di chi ne è stato, ne è, e ne sarà il responsabile. Ho avuto l’onore di presiedere per 10 anni il Comitato Organizzatore di tutti i tornei dei professionisti in Italia, l’Open’d’Italia maschile e femminile compresi. È stata una bellissima avventura golfistica sotto l’aspetto tecnico e allo stesso tempo una impegnativa esperienza manageriale a cui ho dato tutto il possibile. Con il Presidente Chimenti e l’EuropeanTour, insieme a tanta gente che nel tempo mi è stata accanto aiutandomi, lo abbiamo rilanciato per permettergli di svolgere il ruolo che competeva all’evento principe del nostro golf . È realmente tanta roba che merita attenzione e immenso rispetto.“
Cosa si aspetta dai nostri italiani in gara? C’è un favorito secondo lei?
“Chiunque dei nostri pro, sia in grado oggi di mettere la palla sul tee di questo importante torneo, ha sicuramente le qualità necessarie per aggiudicarselo. Tutto poi nel golf può accadere. Ricordo la prima inaspettata vittoria sul tour di Francesco Molinari nell’edizione del 2006 a Tolcinasco. Il parterre dei professionisti era di altissimo livello e Chicco riuscì a battere tutti. Il suo immenso talento e quello di suo fratello Edoardo, insieme ad una rara abnegazione, hanno permesso loro di raggiungere risultati eccezionali, qualcosa che apparteneva alla sfera di una fantasia che è diventata stupenda realtà e che ci ha permesso di gioire quali loro estimatori, seguendo i loro successi che credo non siano assolutamente finiti. Poi la grande novità di quest’anno è il ritorno alla vittoria sul tour maggiore di Manassero. Il grande lavoro svolto in questi ultimi anni da Matteo sulla sua tecnica e soprattutto sulla sua preparazione psicologica, gli ha permesso di ritrovare la forma per tornare a vincere. E perché non potrà essere all’Open di casa sua? Poi per sperare in una vittoria tutta italiana, potremo sempre contare sulla presenza dei bravissimi Guido Migliozzi, Francesco La Porta, Lorenzo Scalise ed altri.”
Quali sono le principali sfide che il golf in Italia deve affrontare oggi, sia a livello amatoriale che professionale?
“Il Golf italiano ha bisogno sicuramente di crescere e bisogna che ciò avvenga anche velocemente. Stiamo aspettando da tanto tempo un aumento dei numeri. Questo è ciò che più conta. Abbiamo poi bisogno da addetti ai lavori che il mercato cresca. La Ryder Cup al Marco Simone, il miracolo del Presidente Franco Chimenti, avrebbe dovuto essere il trampolino per il nostro salto in avanti, ma realisticamente possiamo dire che ogni giorno che passa senza riuscire a valorizzare ciò che è stato fatto, senza lo sviluppo di un programma solido di promozione, ci allontana dalla speranza che qualcosa possa veramente cambiare. Il nostro movimento golfistico è uno dei più longevi dell’Europa continentale ed oggi sta purtroppo al palo a guardare lo sviluppo degli altri Paesi. Ci vuole un deciso cambiamento di tendenza e..